Come andare avanti in Italia

Matteo Renzi, l’ex primo ministro d’Italia, il 19 febbraio si è impostato  alle rimanenti dimissioni come leader del Partito Democratico di governo (PD). Sarà la seconda volta in tre mesi che ha smesso di fare un lavoro superiore, dopo aver dato le dimissioni da primo ministro nel mese di dicembre e dopo aver perso un referendum sulla riforma costituzionale. Ma questa volta si spera che,  sarà vittorioso. Perché dovrebbe aver bisogno, della rielezione?

Da quando è stato eletto leader del partito nel 2013, il signor Renzi ha affrontato l’opposizione tenace dall’interno del PD. I suoi avversari sono di sinistra che non amano le sue politiche di tipo business e membri della vecchia guardia del partito. L’ultimo disaccordo è sulla tempistica delle prossime elezioni. Nessuna delle due parti può imporre una data: dipende dal presidente, Sergio Mattarella, che ha rifiutato di sciogliere il parlamento fino a quando l’Italia non ha nuove regole elettorali che si applicano compatibilmente alle Camere. Prevista una nuova legge elettorale , il signor Renzi vuole un voto subito dopo, così da poter riconquistare la premiership come candidato del PD; i suoi critici vogliono ritardare in modo che egli cessi progressivamente di essere la scelta più ovvia. Un concorso di leadership, che preveda elezioni primarie, avrebbe messo la questione oltre ogni dubbio.  

Proprio come ha  un sacco di nemici nel suo stesso partito, il signor Renzi ha un sacco di critici tra i votanti che possono prendere parte alle primarie. L’economia è rimasta ad un punto morto sulla sua vigilanza. Un grande divario aperto tra le sue promesse roboanti e le riforme relativamente modeste che il suo governo è riuscito ad introdurre. Eppure resta comunque leader del partito più grande d’Italia  .  

Il rischio maggiore è che, a imporre la sua volontà, il signor Renzi girerà la frattura nel PD in una frazione molto più ampia. Il suo uso senza compromessi del suo genio tattico gli è costato caro  : nel 2015, ha messo nel sacco il leader del centro-destra, Silvio Berlusconi, per fare diventare l’onorevole Mattarella a presidente. Il risultato è stato che un irato e umiliato Berlusconi si è ritirato dal patto per sostenere le riforme costituzionali del sig Renzi in parlamento. Senza un ampio sostegno parlamentare,   Renzi ha dovuto richiamare il referendum che alla fine ha portato alla sua partenza dalla carica.